07/12/2024 - 07/12/2025
Il 58° Rapporto Censis fotografa un'Italia in profonda crisi culturale, economica e sociale, evidenziando una realtà inquietante: un ceto medio in ritirata, redditi in calo (-7% negli ultimi 20 anni) e una ricchezza pro capite che si è ridotta del 5,5% nell'ultimo decennio.
La "sindrome italiana" si manifesta in un Paese che non cresce intrappolato in dinamiche che impediscono una vera trasformazione.
L'ignoranza diffusa rappresenta un allarme culturale. Il 50% degli italiani non colloca correttamente la Rivoluzione Francese nel suo secolo, il 30% ignora l'anno dell'Unità d'Italia o la caduta del Muro di Berlino.
Questa regressione culturale non è frutto di un recente declino, ma il risultato di scelte politiche e culturali degli ultimi 30 anni, la scuola ed i governi non sono esenti da colpe, a meno che non sia una chiara strategia.Programmi impoveriti e la guerra alle bocciature hanno contribuito a rendere il sistema educativo incapace di garantire un'istruzione di qualità.
Oggi, il 55% dei giovani ignora chi fosse Giuseppe Mazzini, mentre il 43,5% dei diplomati fatica a comprendere un testo scritto, sta tornando l'analfabetismo.
Questi dati dimostrano che l'istruzione non è stata solo trascurata, ma deliberatamente svilita.
Sul piano economico, l'occupazione è aumentata (+3,8% rispetto al 2007), ma si tratta prevalentemente di lavori precari e mal retribuiti, che non contribuiscono a invertire il declino del PIL.
La precarietà colpisce soprattutto i giovani, che emigrano in massa (oltre 100mila all'anno, in prevalenza laureati), consapevoli di un futuro senza pensioni. Il welfare è inadeguato: la spesa per la sanità privata ha raggiunto i 44 miliardi, mentre l'evasione fiscale e la denatalità aggravano la crisi.
Il rapporto Censis non lascia spazio a illusioni: l'Italia sta vivendo un'apocalisse culturale e sociale. È necessario un cambiamento radicale per invertire questa tendenza e restituire al Paese una visione di progresso, equità e sviluppo.
Alcuni interventi vanno fatti oggi, non c'è più tempo da perdere:
- Istruzione e formazione: la scuola va riformata con stampo meritocraticoLe bocciature sono un processo di crescita, gli indirizzi oramai inutili vanno tolti, basta diversi metodi di valutazione degli studenti fra Nord e Sud.
- La classe docente formata, valorizzata e premiata, non più docenti per sempre e docenti precari in attesa di altri lavori. La classe docente è un investimento
- Favorire la natalità: non possiamo più permetterci cosi poche nascite
- Edilizia pubblica: va organizzato un piano sociale per favorire le famiglie
- Un piano nazionale per per infrastrutture, mobilità quanto reti di connessione- La spesa pubblica va ottimizzata , meno sprechi più investimenti
- Contrasto alla " burocrazia malata " dove si insinua ogni genere di malaffare.
E' un inizio, ma va fatto subito.
Roberto Necci
info@robertonecci.it
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