22/02/2025 - 22/02/2027
Uno dei temi più ricorrenti e dibattuti nel mondo imprenditoriale è il passaggio generazionale. Un concetto che, nella realtà delle aziende che ho seguito, si è rivelato spesso più utopico che praticabile. La verità è semplice: il passaggio generazionale, così come viene inteso in Italia, nella maggior parte dei casi non si può fare.
Il motivo è chiaro: si parte dal presupposto errato che le diverse generazioni abbiano gli stessi stimoli, bisogni e necessità, e che si confrontino con il medesimo contesto socio-economico e geopolitico. Nulla di più lontano dalla realtà. Le dinamiche del mercato, le tecnologie e le modalità di fare impresa evolvono rapidamente, rendendo sempre più difficile un semplice passaggio di testimone da padre in figlio.
In Italia, il passaggio generazionale ha spesso una gestazione così lunga da risultare praticamente inutile. Accade spesso che, quando finalmente l’erede subentra, abbia già maturato altre esperienze o, peggio ancora, che il ciclo economico sia cambiato così tanto da rendere l’intera operazione obsoleta. In alcuni casi, se si seguisse una logica più razionale, i tempi sarebbero maturi per passare direttamente alla generazione successiva!
La verità è che questo immobilismo ha un nome ben preciso: ignoranza. Non si tratta solo di resistenza al cambiamento, ma di una scarsa capacità di pianificare e strutturare il ricambio generazionale in modo efficace.
Non trovando nel nostro Paese modelli realmente virtuosi per il passaggio generazionale, da anni ho approfondito la gestione di questo processo nei capitalismi evoluti, in particolare negli Stati Uniti.
Negli USA, il concetto di passaggio generazionale, così come lo intendiamo in Italia, non esiste o, meglio, è integrato nel normale ciclo di evoluzione dell’impresa. Ecco le principali differenze:
Meritocrazia al Primo Posto
Pianificazione Strategica
Flessibilità e Mentalità Imprenditoriale
Il modello americano è più efficace perché è razionale, orientato al business e alla meritocrazia. Il concetto di dinastia familiare non è un vincolo assoluto, e il cambiamento è visto come un’opportunità, non come una minaccia.
L’Italia, invece, continua a restare intrappolata in una logica di immobilismo e scelte affettive, spesso a discapito della competitività aziendale. Se vogliamo che le nostre imprese sopravvivano ed evolvano, dobbiamo cambiare mentalità e imparare dai modelli più avanzati.
Roberto Necci
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