21/07/2025 - 21/07/2028
Un tempo bastava sfogliare il calendario per sapere cosa accadeva ad agosto: città deserte, stabilimenti balneari affollati, traffico in uscita dai centri urbani e il grande esodo verso il mare. Oggi, qualcosa è cambiato. Le immagini di stabilimenti semivuoti, ombrelloni chiusi anche nei weekend centrali dell’estate, e interi lungomari silenziosi raccontano una nuova realtà: il turismo balneare italiano sta vivendo una crisi d’identità.
Nel frattempo, le città d’arte e i centri storici si riempiono come mai prima. Festival, concerti, musei aperti fino a tardi e rassegne culturali hanno trasformato le metropoli in nuove destinazioni estive. Il turismo non è scomparso, si è semplicemente spostato.
A mancare all’appello è una generazione che ha rotto con il modello classico delle “ferie al mare”. I giovani, cresciuti tra voli low cost, esperienze internazionali e ricerca di autenticità, prediligono viaggi mordi e fuggi, spesso all’estero, in cerca di stimoli culturali o esperienze immersive. Le due settimane sotto lo stesso ombrellone appaiono oggi come un retaggio del passato.
E l’offerta balneare italiana? In larga parte è rimasta ancorata a quel passato. Tariffe elevate, servizi standardizzati, poca flessibilità e scarsa innovazione non riescono più a rispondere alle esigenze del turista contemporaneo. In molti casi, la proposta è pensata ancora per una famiglia tipo che oggi semplicemente non esiste più.
A pagare il prezzo più alto sono i litorali prossimi alle grandi città, un tempo vivaci grazie alle seconde case. Oggi quelle stesse case sono chiuse, spesso ereditate da figli che non vi trascorrono più le vacanze o che preferiscono metterle in affitto (spesso invano). Alcuni di questi luoghi sono diventati vere e proprie ghost city estive, animate solo nei fine settimana – e non sempre.
È una transizione culturale, economica e sociale che interroga tutto il sistema turistico nazionale. Per restare attrattivi, i territori costieri dovranno ripensare sé stessi, ascoltare nuove domande, innovare modelli e rinnovare infrastrutture. Il rischio, altrimenti, è che l’Italia – pur con il suo patrimonio costiero ineguagliabile – finisca per perdere il mare… anche d’estate.
Roberto Necci
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