25/07/2025 - 25/07/2027
Di fronte a una crisi strutturale dell’hotellerie indipendente e a una concorrenza internazionale sempre più organizzata e capitalizzata, l’Italia non può più permettersi di restare spettatrice. È giunto il momento di costruire una vera catena alberghiera nazionale, capace di competere sui mercati globali e di rappresentare il “Made in Italy” del turismo.
Questa riflessione non nasce da un impulso ideologico, ma da anni di analisi, studio dei flussi, valutazione di operazioni (deal) potenziali e reali, e notti trascorse a scandagliare le dinamiche del mercato immobiliare e gestionale dell’hotellerie da parte dello scrvente.
La conclusione a cui si giunge è inequivocabile: non solo è possibile creare una compagnia alberghiera italiana, ma è oggi una scelta strategicamente necessaria.
L’Italia è il paese dell’ospitalità per eccellenza, ma non ha una compagnia alberghiera di bandiera in grado di consolidare, valorizzare e internazionalizzare il nostro modello di accoglienza. Mentre le principali destinazioni europee sono presidiate da gruppi strutturati (Accor, NH, Meliá, Radisson, B&B Hotels), il nostro tessuto resta frammentato, con centinaia di strutture indipendenti prive di economie di scala, potere contrattuale, visione strategica.
Un marchio alberghiero italiano, ispirato alla nostra storia, alla nostra eleganza, alla nostra cultura del vivere, potrebbe rappresentare un vettore straordinario di export valoriale, in grado di rendere il turismo un asset industriale a pieno titolo, e non solo un comparto da sostenere in fasi emergenziali.
La proposta, già strutturata in forma operativa, prevede l’attivazione di due entità distinte e coordinate:
Una società immobiliare (PropCo), che riceva in conferimento asset alberghieri oggi presenti nei portafogli bancari in forma di NPL o UTP, suddivisi in classi qualitative e destinazioni d’uso; ogni immobile avrà una sua vocazione in termini di brand ppotenziale.
Una società di gestione (OpCo), che operi tramite contratti di affitto d’azienda alberghiera o management agreement, offrendo performance operative, marchio e standard di servizio sia globalmente che nell'ambito dei singoli brand creati.
Questo doppio binario consente di:
Separare il rischio operativo da quello patrimoniale;
Attrarre capitali diversi (immobiliari e gestionali);
Valorizzare immobili oggi svalutati, generando redditività per entrambi i veicoli.
Le banche italiane detengono centinaia di asset immobiliari a destinazione alberghiera in condizioni di deterioramento (non solo strutturale, ma anche gestionale), incapaci di generare reddito e quindi privi di appeal sul mercato. Inseriti all’interno di una strategia aggregativa e brandizzata, questi asset possono ritrovare valore, contribuendo anche alla pulizia dei bilanci bancari.
Il sistema creditizio avrebbe così un doppio ritorno:
patrimoniale, tramite il recupero del valore degli asset;
economico, attraverso l’effetto leva di un’iniziativa di sistema che riattiva l’indotto.
L’analisi degli immobili conferiti permetterebbe di individuare almeno tre segmenti di mercato a cui associare sottobrand coerenti:
Urban & business hotel nelle principali città;
Resort & leisure hotel in aree balneari e montane;
Heritage & boutique hotel nei borghi e nelle destinazioni d’arte.
La creazione di una piattaforma multi-brand sotto una regia nazionale garantirebbe flessibilità, riconoscibilità e possibilità di internazionalizzazione del marchio, secondo modelli già collaudati da gruppi esteri.
Il coinvolgimento del settore pubblico è necessario solo in fase di avvio. Il governo dovrebbe agire da catalizzatore, istituendo un tavolo tecnico permanente con banche, CDP, investitori istituzionali, associazioni di categoria e operatori. Lo strumento veicolo – sia esso un fondo, una holding o un consorzio misto – è secondario.
L’obiettivo non è creare un soggetto pubblico di gestione alberghiera, bensì favorire un’iniziativa privata coordinata, capace di accendersi grazie al sostegno iniziale (il “cerino”), ma in grado di camminare da sola in tempi rapidi, restituendo valore agli azionisti e uscendo dall’orbita pubblica entro 5-7 anni.
Una catena alberghiera nazionale genererebbe:
occupazione diretta e stabile, con standard di formazione e qualità certificati;
riattivazione della filiera produttiva legata al turismo (fornitori, agenzie, contractor);
incremento dell’attrattività complessiva del Paese, grazie a un’offerta riconoscibile, affidabile e coerente con l’immagine Italia nel mondo.
Il progetto di una compagnia alberghiera nazionale non è utopia industriale: è una strategia realizzabile, redditizia, e strutturalmente utile all’economia del Paese.
Ciò che manca non è il capitale, né la competenza: ciò che manca è una volontà politica e imprenditoriale di visione, che scelga di trasformare il turismo da settore frammentato a pilastro dell’economia nazionale, con strumenti adeguati al tempo in cui viviamo.
L’Italia ha tutto per essere protagonista. Ma serve un progetto. Serve una regia. Serve il coraggio di iniziare.
L'autore è a disposizione per ulteriori informazioni sulla progettualità.
Roberto Necci
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Il progetto descritto in questo articolo è iniziativa originale di Investhotel Capital Partners e del dott. Roberto Necci. I contenuti, l’impianto concettuale e l’articolazione strategica sono protetti da diritto d’autore e riservati.
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