28/07/2025 - 28/07/2028
Nel corso della mia attività professionale mi è capitato più volte di assistere ad aziende – anche strutturate – che, pur dotate di capitali, asset e mercato, faticavano a fare il salto di qualità o a uscire da situazioni complesse. Spesso il nodo centrale non era operativo, né strategico, ma di Governance: un Consiglio di Amministrazione non adeguatamente attrezzato, non sufficientemente indipendente, troppo legato alla proprietà o privo di un contraltare tecnico in grado di guidare le scelte con razionalità.
L’Italia è un Paese in cui l’impresa familiare, per storia e struttura, ha un ruolo centrale. Questo modello ha generato eccellenze, ma ha anche prodotto consigli d’amministrazione autoreferenziali, in cui spesso i membri non sono scelti per competenze ma per relazioni. In questi contesti manca spesso una visione imparziale, una guida strategica trasversale, e soprattutto un controllo interno qualificato.
Essere un consigliere indipendente non significa essere “estraneo” all’azienda, ma portare un contributo libero da interessi diretti, con l’unico obiettivo di proteggere l’integrità e la continuità aziendale. La mia esperienza come consulente, formatore, advisor e imprenditore mi ha insegnato che ogni azienda, soprattutto nei momenti chiave – crescita, crisi, passaggio generazionale, apertura al mercato – ha bisogno di un presidio tecnico di alto livello.
Nel mio ruolo di esperto indipendente, porto nel Consiglio di Amministrazione una combinazione di:
Capacità di analisi strategica, grazie a un'esperienza concreta nella gestione e nel risanamento di aziende, in particolare nel settore alberghiero, immobiliare e dei servizi;
Conoscenza approfondita delle dinamiche finanziarie e patrimoniali, utili per valutare operazioni straordinarie, cessioni, acquisizioni, spin-off e valorizzazioni immobiliari;
Esperienza in contesti di crisi, dove la lucidità decisionale e la gestione delle parti coinvolte fanno la differenza tra continuità e fallimento;
Approccio neutrale e metodico, che garantisce l’equilibrio tra proprietà, management e stakeholders.
Oggi, ogni CdA serio dovrebbe avere almeno una figura indipendente con competenze verticali e trasversali, in grado di fare da ponte tra proprietà, mercato, finanza e controllo interno.
Essere parte di un Consiglio di Amministrazione non può essere più solo una nomina “di rappresentanza”. È una responsabilità attiva, che impone conoscenza dei numeri, delle dinamiche settoriali, delle implicazioni legali e delle leve di crescita. E ancor più, impone capacità di visione e neutralità nei momenti decisivi.
Per questo motivo ritengo che le figure indipendenti debbano essere valorizzate e ricercate. L’Italia ha bisogno di governance moderna, competente, trasparente e responsabile. E per costruirla, è necessario aprire i CdA a chi può portare valore, non solo capitale.
Chiunque voglia confrontarsi su questi temi o valutare l’inserimento di una figura indipendente nel proprio board, può contattarmi direttamente. Portare competenze in CdA non è solo una scelta di qualità, ma un atto di responsabilità verso l’azienda e i suoi stakeholder.
Roberto Necci
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