Il Digital Markets Act (DMA), nato per riequilibrare il potere delle big tech e garantire maggiore concorrenza, sta generando esiti imprevisti nel settore alberghiero. Le modifiche apportate da Google per adeguarsi alla normativa, infatti, hanno avuto ripercussioni profonde sul modello di distribuzione turistica.
Ma per comprendere davvero quanto sta accadendo, serve uno sguardo più ampio: il cambiamento non è solo normativo. È sistemico. È il risultato di un’evoluzione di lungo periodo che parte da Google come motore di ricerca neutrale, passa attraverso la sua trasformazione in piattaforma commerciale, e oggi entra nella nuova fase: la centralità dell’IA generativa.
Dalla neutralità all’intermediazione: l’evoluzione di Google
In origine, Google si proponeva come strumento di ricerca imparziale, finalizzato a connettere l’utente con l’informazione più pertinente. Ma col tempo è diventato qualcosa di molto diverso: un ecosistema commerciale integrato, dove la visibilità è sempre più legata a logiche pubblicitarie e di monetizzazione.
Già prima del DMA, gli hotel avevano iniziato a perdere visibilità organica a favore di grandi OTA e aggregatori. Il DMA ha accelerato questa tendenza:
Gli strumenti di ricerca avanzata sono stati semplificati o rimossi
I link diretti agli hotel sono stati declassati
I modelli pubblicitari meno onerosi (come il pay-per-stay) sono stati abbandonati
Le OTA hanno incrementato la propria quota di mercato
Oggi: il passaggio all’intelligenza artificiale
La vera rivoluzione, però, è quella in atto: la transizione da motore di ricerca a motore di risposta. L’intelligenza artificiale sta sostituendo i risultati tradizionali con risposte sintetiche generate direttamente dal sistema, spesso tratte da fonti non controllate e in cui il ruolo del sito ufficiale viene ulteriormente marginalizzato.
Questo nuovo paradigma implica:
Una riduzione ulteriore del traffico diretto verso i siti degli hotel
Un aumento della dipendenza da canali controllati da piattaforme esterne
La scomparsa del brand hotel all’interno della risposta generata dall’IA
In questo scenario, il cliente non cerca più: riceve direttamente una risposta. E se quella risposta è intermediata o “spinta” da chi paga di più, il rischio per le strutture indipendenti è di sparire dal radar digitale.
Come devono reagire oggi gli hotel?
Serve una vera strategia di marketing attivo. La distribuzione non può più essere lasciata al caso o affidata solo agli intermediari. Le strutture alberghiere devono:
Preservare e rafforzare i canali diretti
Sviluppare contenuti proprietari capaci di nutrire l’IA con fonti attendibili
Lavorare su CRM, fidelizzazione e relazioni
Intercettare segmenti di mercato ad alto valore: corporate, MICE, long stay, gruppi
Creare una presenza coerente e autorevole sul proprio sito, nei comunicati e nei contenuti online
Il DMA è solo un pezzo del puzzle. La vera sfida per il settore alberghiero è capire che siamo in un cambio d’epoca. Chi non si adatta, rischia di essere cancellato — non da una scelta politica, ma da una nuova architettura digitale governata dall’AI e da logiche algoritmiche.
Non basta più essere presenti. Bisogna farsi trovare. E per farlo, oggi più che mai, occorre tornare padroni del proprio marketing.
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