19/08/2025 - 19/08/2028
Negli ultimi due anni e mezzo, il sistema bancario italiano ha progressivamente ridotto l’esposizione verso le imprese, con un impatto particolarmente significativo sul comparto alberghiero. Se a livello generale i prestiti a famiglie e aziende hanno subito un calo complessivo di oltre 53 miliardi di euro tra dicembre 2022 e giugno 2025, nel turismo e nell’hôtellerie questa tendenza assume un peso ancora più critico, poiché incide direttamente sulla capacità delle strutture di rimanere competitive in un mercato in rapida evoluzione.
Il nodo del credito a lungo termine
L’aspetto più preoccupante riguarda i finanziamenti a medio-lungo termine, indispensabili per programmi di ristrutturazione, riqualificazione e crescita patrimoniale degli alberghi. Le banche hanno ridotto drasticamente l’erogazione di prestiti oltre i 5 anni, preferendo esposizioni a breve termine che non rispondono alle necessità strategiche del settore.
Un hotel che intenda affrontare un piano di ristrutturazione camere, di efficientamento energetico o di acquisizione immobiliare necessita di capitali con orizzonte temporale adeguato e tassi sostenibili. La contrazione del credito strutturato, al contrario, rischia di bloccare investimenti fondamentali per preservare valore e redditività.
La contraddizione del mercato
Questa stretta finanziaria avviene in un momento in cui il comparto alberghiero italiano è attraversato da una doppia dinamica: da un lato domanda internazionale in crescita, spinta da grandi eventi (Giubileo 2025 in primis) e dall’appeal del Paese come destinazione; dall’altro la necessità urgente di modernizzare le strutture, adeguandole agli standard ESG e alle nuove aspettative dei clienti.
Il paradosso è evidente: mai come oggi il settore avrebbe bisogno di credito paziente e di lungo respiro, eppure l’accesso a tali strumenti risulta sempre più complesso.
Le conseguenze per gli albergatori
Gli imprenditori si trovano davanti a tre principali criticità:
1. Rinvio degli investimenti: molti progetti di ristrutturazione vengono congelati per mancanza di linee di credito adeguate.
2. Dipendenza dal breve termine: le strutture sono costrette a ricorrere a finanziamenti a breve, più onerosi e meno adatti a sostenere cicli di ritorno dell’investimento tipici dell’hôtellerie.
3. Rischio di perdita di competitività: senza un aggiornamento costante degli asset alberghieri, il divario rispetto ai competitor internazionali tenderà ad allargarsi.
Una sfida per banche e istituzioni
La riduzione del credito non è solo il riflesso di una prudenza bancaria, ma anche il segnale di un sistema che fatica a distinguere tra settori ad alta volatilità e comparti con asset immobiliari e patrimoniali solidi come gli alberghi.
Occorre una riflessione di sistema: programmi di garanzia pubblica più mirati, strumenti di finanza alternativa e un maggiore riconoscimento del valore strategico del settore turistico-alberghiero per l’economia nazionale.
In sintesi, la stretta creditizia rischia di trasformarsi in un freno strutturale per l’hôtellerie italiana. Gli alberghi, pur rappresentando un pilastro dell’economia turistica e un asset patrimoniale solido, non riescono oggi ad accedere al credito necessario per programmare investimenti a lungo termine. Una condizione che, se non invertita, potrebbe limitare la crescita di uno dei comparti più vitali del Paese.