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Da dove deve partire lo stimolo per l’economia italiana

16/09/2025 - 16/09/2027

Negli ultimi mesi la stampa internazionale ha evidenziato un dato che in Italia è stato accolto con una certa soddisfazione: fra i cosiddetti malati d’Europa – espressione che ciclicamente ricorre per descrivere le economie in maggiore difficoltà – il nostro Paese non compare più come unico protagonista. In passato, infatti, l’Italia veniva spesso individuata come l’anello debole del continente, penalizzata da un debito pubblico elevato, perdita di competitività e calo del potere di acquisto.

 

Oggi, invece, altri Paesi – dalla Francia alla Germania, fino ad alcune economie nord-europee – mostrano segnali di rallentamento. Tuttavia, questo scenario non deve essere letto come un motivo di sollievo. Gran parte del volume d’affari italiano è infatti orientato all’export e proprio i mercati di riferimento – Francia, Germania e Nord Europa – rappresentano sbocchi fondamentali per i nostri prodotti.

 

Interdipendenza economica e turismo

 

La contrazione delle economie europee ha effetti diretti e indiretti sull’Italia. Da un lato, riduce la domanda dei nostri beni e servizi sui mercati esteri; dall’altro, incide sul comparto turistico, dal momento che i flussi provenienti dall’Europa rappresentano una quota preponderante degli arrivi e delle presenze nel nostro Paese. È dunque evidente che l’Italia deve sempre auspicare la buona salute economica dei propri partner commerciali.

 

Al tempo stesso, i periodi di rallentamento possono aprire spazi di opportunità per le imprese più solide, in grado di cogliere occasioni di acquisizione o di rafforzamento delle proprie posizioni competitive. Non si tratta di svendite – il tessuto economico francese o tedesco rimane strutturalmente solido – ma di momenti nei quali chi dispone di liquidità e di strategie di medio-lungo termine può posizionarsi meglio sul mercato.

 

Segnali di resilienza italiana

Un elemento interessante che emerge dal confronto con gli altri Paesi riguarda la capacità dell’Italia di mostrare oggi una certa resilienza. In passato, nelle fasi di crisi europea, l’Italia era il primo Paese a registrare contraccolpi significativi. Oggi, invece, diversi osservatori esteri rilevano segnali di tenuta, che tuttavia vanno sostenuti e consolidati attraverso scelte politiche e industriali coerenti.

 

Le direttrici di intervento

 

Per stimolare la crescita e garantire alle imprese strumenti concreti per affrontare questa fase complessa, un piano di azione dovrebbe basarsi su tre direttrici principali:

 

1. Sostegno al credito tramite garanzie statali
Un sistema di garanzie pubbliche, calibrato sulle esigenze delle PMI e delle filiere strategiche, rappresenterebbe un acceleratore per gli investimenti produttivi e per l’innovazione.

 

2. Alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro
Ridurre il cuneo fiscale significa da un lato consentire alle imprese di diminuire il costo del lavoro, dall’altro garantire ai lavoratori maggiore capacità di spesa per affrontare l’aumento del costo della vita.

 

3. Pace fiscale e semplificazione della riscossione
Un intervento straordinario sul sistema tributario, che unisca la pace fiscale a una riorganizzazione delle procedure di riscossione, potrebbe liberare risorse e favorire la regolarizzazione di molte posizioni, contribuendo a stabilizzare i conti e a stimolare i consumi.

 

Il quadro europeo resta fragile e interconnesso. Per l’Italia non è sufficiente non essere più indicata come unico malato d’Europa: occorre trasformare i segnali di resilienza in un vero percorso di crescita. Solo attraverso una politica industriale moderna, una fiscalità più sostenibile e un sostegno mirato al credito sarà possibile creare le condizioni per consolidare la competitività del nostro sistema economico e per tutelare i due pilastri fondamentali del Paese: export e turismo.

 

Roberto Necci

info@robertonecci.it

 

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