22/09/2025 - 22/09/2028
Ristrutturare un albergo è sempre stata un’operazione complessa, ma negli ultimi anni le difficoltà si sono moltiplicate. L’effetto combinato del post-Covid, dell’aumento dei costi delle materie prime e della rapida evoluzione tecnologica ha trasformato la ristrutturazione da fase straordinaria a processo strategico e ricorrente.
Un tempo si stimava un costo medio di circa 1.500 euro al metro quadro per una ristrutturazione completa; oggi, la stessa operazione può facilmente arrivare a 2.500–3.000 euro al metro quadro. Questo raddoppio non è legato solo ai materiali, ma anche ai costi di manodopera, alle certificazioni obbligatorie e ai maggiori standard richiesti dal mercato e dalla normativa.
In parallelo, i tempi si sono allungati: reperire materiali e componenti, spesso con catene di fornitura internazionali, comporta ritardi che incidono direttamente sulla riapertura e quindi sul mancato fatturato.
Se in passato la ristrutturazione si concentrava soprattutto sugli aspetti estetici e strutturali, oggi la componente impiantistica è il vero elemento critico. Sistemi HVAC, impianti elettrici domotizzati, cablaggi dati, impianti di sicurezza e soluzioni energetiche sostenibili rappresentano spesso più del 40% del budget.
Un albergo non può permettersi impianti obsoleti: sia per ragioni normative, sia perché il cliente richiede standard di comfort e tecnologia elevati.
Un aspetto spesso sottovalutato è l’obsolescenza programmata: arredi, impianti e tecnologie hanno una vita utile sempre più breve. Questo riduce i tempi di ammortamento: se prima una ristrutturazione poteva essere ammortizzata in 15–20 anni, oggi in molti casi il ciclo utile scende a 8–10 anni.
Per l’impresa alberghiera ciò significa avere meno tempo per generare margini e dover accantonare risorse in vista di un nuovo ciclo di investimenti.
La durata dei finanziamenti deve essere coerente con l’obsolescenza degli asset. Se si ottiene un mutuo ventennale per un investimento che dopo dieci anni sarà già superato, il rischio è di trovarsi ancora indebitati senza aver concluso l’ammortamento precedente e con la necessità di affrontare nuovi investimenti. Una pianificazione finanziaria realistica è dunque imprescindibile.
Il vero antidoto a queste problematiche risiede in due fattori:
una gestione sana, capace di generare utili e accantonamenti regolari destinati a futuri investimenti;
la consapevolezza che tutto dura meno, e che la programmazione deve tener conto di cicli più brevi e rapidi cambiamenti di mercato.
La ristrutturazione alberghiera non può più essere vista come un intervento straordinario che “mette a posto l’hotel per vent’anni”. È un processo strategico che richiede pianificazione continua, riserve finanziarie e un approccio manageriale capace di coniugare redditività e capacità di reinvestire. Solo così le aziende potranno restare competitive in un contesto in cui l’unica certezza è che l’obsolescenza corre più veloce dei piani di ammortamento.
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Roberto Necci
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