24/09/2025 - 24/09/2027
Il settore alberghiero italiano rappresenta uno dei pilastri del turismo nazionale, ma è gravato da una pressione fiscale tra le più onerose d’Europa. Le aziende del comparto devono sostenere un numero considerevole di imposte e contributi, articolati su più livelli e con meccanismi spesso ridondanti.
Per comprendere appieno il carico fiscale di un hotel è utile distinguere le principali voci di tassazione tra livello nazionale, regionale e comunale, suddividendo tra imposte dirette e indirette.
IRES (Imposta sul Reddito delle Società): 24% sugli utili delle società di capitali.
IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche): applicata a imprese individuali e società di persone, con aliquote progressive dal 23% al 43%.
Addizionale IRES per società non operative o in perdita sistematica.
IVA (Imposta sul Valore Aggiunto): aliquota ridotta al 10% sui servizi alberghieri, ordinaria al 22% per altre prestazioni.
Imposta di registro: su contratti di affitto d’azienda e locazione.
Imposte ipotecarie e catastali: sui trasferimenti immobiliari.
Contributi previdenziali INPS: per personale e imprenditori.
Premi INAIL: obbligatori per la tutela contro gli infortuni.
Canone RAI speciale: dovuto da tutte le strutture ricettive con TV.
Diritti SIAE e SCF: per musica e audiovisivi diffusi negli spazi comuni.
Le Regioni intervengono in modo diretto soprattutto su due fronti: redditi e produzione.
Addizionale regionale IRPEF: variabile fino al 3,33% in base alla Regione.
IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive): aliquota base 3,9% sul valore della produzione, con incrementi regionali.
Imposte di concessione regionale: ad esempio per stabilimenti termali o utilizzo di aree demaniali.
Il livello comunale incide in maniera rilevante sulla gestione quotidiana dell’hotel.
IMU (Imposta Municipale Unica): sugli immobili a uso alberghiero.
TARI (Tassa sui Rifiuti): calcolata sulla superficie calpestabile, con coefficienti spesso penalizzanti per le strutture ricettive.
COSAP/TOSAP: per occupazione di suolo pubblico (dehors, tavoli esterni).
Imposta di soggiorno: variabile da Comune a Comune (da 1 a 10 euro per notte per ospite), riscossa dall’hotel e riversata all’ente locale.
Sommando imposte, contributi e oneri di varia natura, l’azienda alberghiera si trova a operare in un contesto fiscale complesso e oneroso. La pressione complessiva, in alcuni casi, può superare il 60% degli utili, con evidenti ripercussioni sulla marginalità e sulla capacità di reinvestire.
Il risultato è che un hotel italiano non può più contare soltanto su una gestione attenta e profittevole:
deve garantire una dimensione aziendale adeguata per assorbire i costi fissi e ottimizzare le economie di scala;
deve pianificare in modo strutturato la gestione finanziaria e fiscale;
deve valorizzare asset immobiliari e operativi in un’ottica di lungo periodo.
In un sistema fiscale tanto articolato, la sopravvivenza e la competitività di un hotel passano non solo dalla corretta gestione economica, ma anche dalla massa critica necessaria per reggere il peso di imposte e contributi. Oggi, più che mai, dimensione e organizzazione non sono semplici scelte strategiche, ma condizioni indispensabili per restare sul mercato.
Roberto Necci
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