17/10/2025 - 17/10/2028
Il management contract rappresenta da oltre trent’anni uno degli strumenti centrali nella gestione alberghiera internazionale. Nato come forma evoluta di collaborazione tra proprietà e operatori, oggi è oggetto di una profonda revisione.
L’equilibrio tra brand value, autonomia gestionale e rendimento dell’investimento è diventato il nuovo campo di confronto tra investitori, fondi immobiliari e catene alberghiere.
Nel decennio 2025–2035 assisteremo a una transizione decisiva: dal contratto di pura gestione al management agreement “a performance”, in cui la misurabilità dei risultati, la flessibilità del mandato e la protezione del valore immobiliare diventano elementi imprescindibili.
Negli anni ’90 e 2000 il modello prevalente era quello del brand-driven management contract: l’operatore deteneva un forte potere decisionale, imponendo standard uniformi e politiche standard internazionali, spesso poco compatibili con la specificità del mercato locale o con la strategia patrimoniale del proprietario.
Oggi, invece, la tendenza è opposta.
Le nuove proprietà alberghiere — family office, fondi immobiliari, SGR e investitori privati — richiedono contratti più flessibili, personalizzati e orientati al rendimento reale.
La centralità del brand non scompare, ma si ridimensiona a favore di una co-gestione strategica, in cui la governance è condivisa.
Il punto di svolta del nuovo modello è rappresentato dall’introduzione sistematica della figura dell’hotel asset manager, garante dell’interesse proprietario.
Questo professionista non sostituisce il gestore, ma governa il rapporto contrattuale, monitora le performance e assicura il rispetto degli obiettivi economici e patrimoniali.
La sua presenza consente di:
mantenere equilibrio tra brand e capitale;
prevenire conflitti di interesse;
garantire trasparenza nei flussi economici;
migliorare la qualità dei report e la tracciabilità delle decisioni operative.
Il futuro del management contract passa da questa triangolazione virtuosa: proprietà – gestore – asset manager.
Il management contract moderno non può prescindere da KPI economico-finanziari chiari e verificabili.
Si affermano clausole di “performance test”, che prevedono la possibilità di revisione o risoluzione del contratto in caso di mancato raggiungimento di soglie minime di GOP o RevPAR Index rispetto al mercato competitivo.
Accanto a ciò, si diffondono:
fee miste (base + incentive fee legata ai risultati);
durate contrattuali ridotte (5–10 anni anziché 20–30);
clausole di audit gestionale e trasparenza contabile;
revisioni periodiche dei capex e dei budget operativi.
Tutto questo favorisce un approccio più finanziario e meritocratico, coerente con la logica d’investimento del nuovo capitale istituzionale.
Le catene alberghiere, spinte dalla competizione e dal costo crescente dei capitali, stanno progressivamente adattando i propri schemi contrattuali.
Molti operatori adottano modelli “light management” o “white label”, in cui il brand fornisce know-how, marketing e sistemi distributivi, mentre la gestione quotidiana resta in capo a società terze o al proprietario.
Questo modello ibrido consente:
maggiore controllo da parte della proprietà;
riduzione delle fee globali;
adattamento del prodotto al contesto locale;
miglior allineamento tra identità dell’immobile e posizionamento del marchio.
L’obiettivo è preservare la forza del brand senza sacrificare l’autonomia strategica dell’investitore.
Nei prossimi anni, la negoziazione dei contratti di management sarà dominata da tre parole chiave:
governance, accountability e flessibilità.
Il management contract del futuro sarà:
più breve, con clausole di rinnovo condizionate ai risultati;
più trasparente, grazie a reporting digitale e sistemi di controllo integrato;
più bilanciato, grazie alla presenza di un comitato di gestione che riunisca brand, proprietà e asset manager;
più misurabile, con indicatori di performance collegati a benchmark reali e verificabili.
Il nuovo management contract non è più un semplice accordo di gestione: è un patto di equilibrio tra capitale, competenza e reputazione.
Solo i modelli capaci di coniugare visione industriale, rigore finanziario e identità di brand potranno garantire rendimento nel lungo periodo.
L’ospitalità del futuro non si misurerà solo in camere vendute, ma nella capacità di creare valore sostenibile e condiviso tra tutti gli attori della filiera alberghiera.
Roberto Necci
Vuoi sapere di più sul mio percorso professionale?
https://www.robertonecci.it/it/percorso-professionale.html
Se ti piacciono le news del blog vedi tutti articoli qui: https://www.robertonecci.it/it/news.html
Sei già iscritto al nostro canale Telegram? https://t.me/neccihotels
Ti è piaciuto l'articolo? Condividilo sui social cliccando sull'icona corrispondente.
Maggiori informazioni, sulle nostre attività consulenziali sono disponibili sul sito www.neccihotels.it , relativamente alla finanza di impresa ed all'assistenza in situazioni speciali www.investhotel.it