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Dalla scuola al board: formare la classe dirigente dell’hospitality italiana

17/10/2025 - 17/10/2028

Il settore alberghiero italiano vive una fase di trasformazione strutturale.
Le nuove dinamiche del mercato, la digitalizzazione, la pressione competitiva dei fondi internazionali e l’esigenza di una gestione più industriale stanno imponendo una riflessione profonda: l’Italia ha bisogno di una nuova classe dirigente dell’hospitality, formata, competente e capace di coniugare visione strategica e capacità di esecuzione.

 

Il percorso che porta “dalla scuola al board” non può più essere lasciato al caso o all’improvvisazione. Occorre costruire un ecosistema formativo e professionale che accompagni il talento dalle aule alla direzione generale, fino ai consigli di amministrazione delle aziende alberghiere.

 

1️⃣ Il contesto: un settore che cambia più velocemente delle sue competenze

 

Negli ultimi dieci anni l’hotellerie è passata da impresa familiare a industria complessa del capitale e dei dati.
Oggi il manager alberghiero deve conoscere:

  • la logica finanziaria di un investimento immobiliare;

  • i meccanismi del revenue management e della distribuzione digitale;

  • la governance societaria e la gestione del rischio;

  • la sostenibilità economica, ambientale e sociale dell’impresa.

Molti profili attuali provengono da scuole tradizionali o da percorsi operativi, ma non dispongono ancora di un mindset imprenditoriale e finanziario adeguato alla dimensione che il settore ha assunto.

 

2️⃣ Il gap formativo dell’hospitality italiana

 

Nonostante l’eccellenza accademica e professionale del turismo italiano, il sistema formativo nazionale presenta tre criticità principali:

  1. Discontinuità verticale tra istituti alberghieri, università e formazione executive;

  2. Scarso collegamento con il mondo dell’impresa e con i modelli manageriali internazionali;

  3. Limitata cultura di governance: pochi direttori e proprietari conoscono la struttura e le funzioni di un CDA, di un management contract o di un piano industriale.

Il risultato è che molte imprese, pur solide dal punto di vista operativo, non evolvono verso una gestione manageriale e scalabile.

 

3️⃣ Verso un modello integrato di formazione manageriale

 

Per colmare questo divario, serve un modello formativo integrato che accompagni i futuri dirigenti in tre fasi progressive:

  • Formazione di base (scuola e ITS): competenze operative, cultura dell’accoglienza, basi economiche e linguistiche.

  • Formazione universitaria e specialistica: economia del turismo, management alberghiero, finanza e diritto.

  • Formazione executive e continua: leadership, governance, controllo di gestione, asset management e negoziazione.

Il passaggio chiave è creare continuità: un percorso unico e coerente che sviluppi competenze verticali ma anche capacità di visione, decisione e responsabilità.

 

4️⃣ Dalla formazione alla governance: il ruolo delle imprese

 

Le aziende alberghiere non sono solo beneficiarie, ma attori diretti della formazione.
Attraverso academy aziendali, programmi di mentorship e percorsi di crescita interna, possono favorire la transizione dal middle management alla leadership strategica.

 

Allo stesso modo, il settore deve aprirsi a modelli di corporate governance alberghiera più strutturati:

  • consigli di amministrazione composti da figure tecniche e indipendenti;

  • separazione tra proprietà, gestione e controllo;

  • piani industriali e indicatori di performance chiari;

  • coinvolgimento attivo di manager formati su modelli di business e finanza alberghiera.

Solo così la formazione trova un sbocco reale nei board delle imprese.

 

5️⃣ Le nuove competenze del dirigente alberghiero

La nuova classe dirigente dell’hospitality italiana dovrà possedere un mix di competenze interdisciplinari, oggi ancora poco diffuse:

  • visione economico-finanziaria: lettura del bilancio, analisi dei ritorni, gestione dei flussi di cassa;

  • digitalizzazione: utilizzo di CRM, channel manager, data analytics e AI applicata al pricing;

  • leadership organizzativa: gestione dei team multigenerazionali e interculturali;

  • governance e compliance: comprensione dei modelli di controllo e dei contratti di gestione;

  • capacità di negoziazione e relazione con gli investitori.

In sintesi: manager imprenditori, capaci di guidare l’hotel come un’azienda e non solo come una struttura operativa.

 

6️⃣ Un nuovo patto per il capitale umano

 

L’Italia può tornare leader nell’hospitality globale solo se investe nel suo capitale umano.
Occorre creare una filiera educativa pubblico-privata tra scuole, università, imprese e associazioni di categoria, in grado di generare dirigenti competenti e innovativi.

 

Il futuro del settore non dipenderà soltanto dagli investimenti immobiliari o tecnologici, ma dalla qualità di chi li guida.
Senza una nuova classe dirigente, l’hospitality italiana rischia di perdere la propria identità e la capacità di competere su scala internazionale.

 

Formare la classe dirigente dell’hospitality italiana significa costruire una leadership consapevole, tecnica e strategica.
Un dirigente alberghiero del 2030 dovrà conoscere la camera, il conto economico e il capitale, con la stessa padronanza.

 

Il percorso “dalla scuola al board” è quindi una missione nazionale: un investimento culturale e industriale per garantire continuità, valore e competitività al sistema alberghiero italiano.

 

Roberto Necci

info@robertonecci.it 

 

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